Noi tutti abbiamo notato la evidente correlazione geografica fra le zone più colpite dal coronavirus e quelle maggiormente inquinate. A cominciare da Wuhan in Cina alla Pianura Padana, alla regione di Parigi o a quella di Madrid o Barcellona. È quindi naturale pensare a qualche tipo di influenza dell’inquinamento atmosferico sulla propagazione dell’epidemia. Qualche settimana fa, uno studio di alcuni ricercatori delle università di Bologna e Bari aveva prodotto un position paper per la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che notava questa correlazione riferita soprattutto al particolato atmosferico PM2.5 e PM10. Più recentemente un gruppo dell’Università di Harvard ha reso noto i risultati di una ricerca fatta su 3.000 contee degli Stati Uniti che raccolgono il 98% della loro popolazione. La ricerca è stata sottoposta per la pubblicazione al New England Journal of Medicine, ma è stata pubblicata nella versione non referenziata da MedrXiv ed è stato illustrata in un’intervista del responsabile del gruppo (Francesca Dominici) alla Harvard Magazine.
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